Che non sarebbe stato facile lo si era capito dai primi minuti, quando il secondo rigore consecutivo concesso alla Juve veniva sprecato da Pirlo. Evidentemente poco allenato ai penalties - visto l’andazzo stagionale - il regista bresciano scaraventava il pallone sul palo.
Da quel momento iniziava una gara rognosa, fatta di molte occasioni: un palo di De Ceglie, alcune conclusioni maldestre, altri miracoli di quel fenomeno di longevità agonistica che risponde al nome di Francesco Antonioli.
Sembrava stregata, sembrava una di quelle partite testa-coda che nascondono insidie tipo 'Roma-Lecce 2-3', gara che consegnò alla Juve il torneo 1985/86.
La Juve arrembava, costringeva il Cesena nella propria area di rigore, ma la porta cesenate non voleva capitolare e, a parte la collezione di calci d’angolo e la serie interminabile di tiri deviati e imprecisioni nell’ultimo passaggio, arrivare a meno di un quarto d’ora dal termine sullo 0-0 ha indiscutibilmente creato apprensione.
Il Cesena, ultimissimo ma reduce da una serie di 5 partite senza sconfitte, voleva vendere cara la pelle; e se avessero tenuto questo atteggiamento per tutta la stagione difficilmente Colucci e compagni sarebbero già retrocessi oggi, a quattro giornate dal termine del torneo.
Poi è arrivato Borriello, fin qui un po’ il Calimero del gruppo per quella sua incapacità di lasciare un segno tangibile nella stagione, visto che bene o male tutti i componenti della rosa avevano avuto il loro momento di gloria.
E finalmente oggi è toccato anche a lui, in gol con l’ottava maglia diversa nella massima serie, più o meno quanto un altro ex juventino di passaggio (Bobo Vieri), un tipo col quale Borriello condivide un’altra invidiabile "collezione": quella di belle donne.
Se la Juve vincerà lo scudetto, il gol di oggi avrà un’importanza almeno pari a quella del gol segnato da Del Piero contro la Lazio.
Questo gol vale la settima vittoria consecutiva, l’ennesima dimostrazione di quanto la squadra sprecona e poco cinica che abbiamo conosciuto fino ad un mese fa si sia trasformata al momento giusto nella “cosa” giusta.
Un gruppo che ha capito il momento e lo sta sfruttando nel migliore dei modi.
L’avversario è ancora lì, a 3 punti, arranca ma non molla, ma le occasioni per recuperare sono sempre meno, per chi guarda dal basso verso l’alto. E la bilancia della condizione fisica e delle motivazioni sembra decisamente orientata verso la “lepre” piuttosto che verso il “cacciatore”.
Ancora 9 punti, Juve, ormai il traguardo è lì.