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Riassumendola in quattro parole si tratta di questo: elasticità tattica e polivalenza dei giocatori. Vale a dire che il geniale allenatore portoghese le tattiche le ha studiate tutte ma non ne ha scelta nessuna e, per quanto riguarda i giocatori, i suoi preferiti, devono saper stare in più zone del campo e meglio ancora, cosi' assicura il Corsera, se sono africani come Muntari perché "raggiungono un felice ibrido tra velocità e resistenza" e quindi sono "naturalmente polivalenti".
Ora, a parte il fatto che l'Inter del mecenate Moratti con l'Africa ci azzecca ancora poco, incuriosisce la sottolineatura dell'elasticità tattica, incuriosisce perché si dibatte spesso se è meglio il 4-4-2 rispetto al 4-3-3 senza dimenticare il 3-4-3. Si dibatte e si rischia di fare confusione mentre, adesso che il Corriere ha studiato a fondo la genialità del Mou, verrebbe proprio da tagliare la testa al toro e dire che la tattica migliore non c'è, ci si organizza partita per partita, anzi, si modifica l'organizzazione anche all'interno della stessa partita, proprio come fa Mourinho.
A questo punto, visto che l'Inter è prima in campionato e pure nel girone di Champion's, e dato che nel calcio contano i risultati, ci sarebbe da fare i complimenti a Sandro Modeo e al Corriere che hanno intravisto per primi il genio del maestro-concertatore e per un euro ci hanno reso partecipi della "visione". Prima, però, vorremmo ricordare che questa storia dell'elasticità tattica non è nuova, anzi, sa di antico perchè riporta alle vecchie discussioni se era meglio giocare a uomo oppure a zona. Anche allora, se vi ricordate, c'era stato un allenatore che aveva esaltato l'elasticità tattica ed era Eugenio Fascetti, solo che sul Corriere non scriveva ancora Sandro Modeo e così sul web l'elasticità di Fascetti è rimasta immortalata senza voli pindarici ma con parole ugualmente efficaci, queste: "Non è una questione di marcatura a uomo o a zona, vince chi sa organizzare meglio il casino; ecco, il mio Lecce gioca il casino organizzato o almeno ci prova".
Forse non era un genio il buon Eugenio e poi lui allenava non l'Inter ma il Lecce, non c'era la Scala e l'orchestra, semmai una bella banda paesana, ma il senso del suo ragionamento, se ci pensate, sembra proprio quello che il Corsera attribuisce al maestro-concertatore venuto dal Portogallo.
E proprio al casino organizzato pensavamo l'altra sera guardando l'ultima mezz'ora della partita dell'Inter con il Panatinaikos quando l'orchestra di Mourinho s'è ritrovata con cinque attaccanti e Julio Cesar che faceva i lanci in area di rigore a caccia del pareggio (una specie di 3-2-5, per dirla come se fosse un terno al lotto). Il pareggio non è arrivato, forse perché era uscito pure Muntari, polivalente per natura perchè africano; di sicuro non c'è stata, per riprendere la visione di Modeo sul Corriere, nessuna azione casualmente conclusa a rete all'interno di una dinamica d'insieme tutt'altro che casuale, ci sono state invece molte azioni dell'Inter che, non a caso, non sono finite in rete perché la dinamica d'insieme era proprio casuale, tanto tanto casuale.
A scanso di equivoci diciamo, per concludere, che nella nostra redazione non mancano gli estimatori di Mourinho che sicuramente sa motivare i 27 giocatori della rosa, è innovatore nei rapporti con i giornalisti e sa anche vendersi bene, visto lo stipendio che gli passa Moratti per dirigere l'orchestra. Il dubbio però rimane; il dubbio se l'Inter e' davvero un'orchestra e Mourinho il maestro-concertatore, come scrive Modeo, oppure se, come diceva Fascetti, si tratta anche oggi di un casino che Mourinho cerca di organizzare per il meglio (e qualche volta non ci riesce).