Iniziamo con l'Epo, o eritropoietina umana ricombinante. Ricordiamo che la Juventus è stata assolta fino al terzo grado di giudizio, per non aver commesso il fatto, in merito all'uso di Epo o di pratiche trasfusionali. Crediamo, altresì, che per completezza d'informazione sia importante inserirne un breve riferimento, soltanto per rendere questo breve "prontuario" farmaceutico un po' più completo.
L'eritropoietina è un ormone endogeno secreto dal rene per aumentare la massa eritrocitaria (globuli rossi), quindi in grado di aumentare il trasporto di ossigeno ai tessuti. Esiste già, nel nostro organismo, in condizioni fisiologiche e patologiche. Perché somministrare Epo dall'esterno? Naturalmente il motivo sta nell'indurre un miglioramento del potenziale muscolare durante l'esercizio aerobico (cioè nell'attività fisica che richiede ossigeno: per intenderci, la corsa, il ciclismo... non i 100 metri o il tiro al piattello!), attraverso l'aumento "artificiale" dei globuli rossi (che trasportano ossigeno grazie all'emoglobina: più emoglobina = più ossigeno ai tessuti muscolari). In realtà si potrebbe forzare l'aumento di eritropoietina endogena attraverso esercizio fisico in alta quota, poiché la riduzione della tensione d'ossigeno atmosferico viene compensata dal nostro organismo con un aumento di globuli rossi circolanti, per avere più chances di "agganciare" il poco ossigeno che c'è nell'aria respirata. Il problema è che l'aumento della massa eritrocitaria, che si accompagna, agli esami di laboratorio, con un aumento del valore di ematocrito (Ht), porta con sè il rischio concreto dell'aumento della viscosità ematica e, di conseguenza, un aumentato rischio di occlusioni vascolari, embolie e trombi, a loro volta cause di ipertensione, ictus, aplasia midollare, infarto miocardico acuto, morte improvvisa.
Liposom forte. Si tratta di un farmaco a base di fosfolipidi ipotalamici, componenti delle membrane delle cellule nervose. Il suo utilizzo clinico è giustificato quando si somministra come coadiuvante nella terapia delle alterazioni metaboliche cerebrali conseguenti a turbe neuroendocrine, generalmente al dosaggio di 1 fiala (2 ml) al giorno per via intramuscolare o endovenosa. Il farmaco non richiede particolari avvertenze e precauzioni per l'uso. La somministrazione del prodotto può essere effettuata contemporaneamente a terapia con altri farmaci. Può essere somministrato anche in gravidanza e durante l'allattamento sotto il diretto controllo del medico, non interferisce sulla capacità di guidare; i test preclinici hanno dimostrato che il farmaco è privo di tossicità, di potere mutageno ed è dotato di ottima tollerabilità. Il farmaco contiene, tra gli eccipienti, una minima dose di mannitolo, un diuretico osmotico che risulta incluso dal CIO nella Classe D “Diuretici”, vietata indipendentemente dal dosaggio, comunque insignificante nel produrre qualsiasi effetto diuretico.
Analogamente, i fosfolipidi ipotalamici costituiscono il principio attivo del Tricortin 1000, il quale è indicato per stati ipossidotico-dismetabolici del SNC: traumi cranici, sindromi commozionali e stati post-commotivi, encefalomielopatie aterosclerotiche, cefalee vasospastiche o tossiche, intossicazioni endogene ed esogene, sindromi polialgico-neurosiche: polineuriti tossiche alcoliche, poliradicoloneuriti artrosiche, paralisi periferiche del VII, stati polialgiconeurosici senza base organica obbiettivabile. Anche in questo caso, farmaco sicuro e privo di effetti collaterali noti ai dosaggi terapeutici. Tuttavia, il Tricortin 1000 contiene l'anestetico locale lidocaina che è incluso nelle liste del CIO fra le sostanze con uso a restrizione e necessità di certificazione medica comprovante il diagnostico, che deve essere trasmesso alle autorità sportive competenti a mezzo di notifica.
La lidocaina (o xilocaina) è un anestetico locale, utilizzato spesso durante infusione di prodotti per via endovenosa o intramuscolare per ridurre il dolore locale: è la stessa sostanza che si utilizza per piccoli interventi chirurgici, oppure nelle preparazioni dermatologiche ad uso topico su cute e mucose (pomate per emorroidi o lubrificanti, soluzioni per lesioni orali, ecc...).
Corticosteroidi: il cosiddetto "cortisone". In realtà ne esistono moltissime specialità farmaceutiche, in particolare:
- Depo-Medrol fiale: ha come principio attivo il metilprednisolone ed è generalmente utilizzato per somministrazione per via sistemica intramuscolare o per via locale intra-sinoviale e nei tessuti molli. Le famose "infiltrazioni";
- Solu-Medrol fiale: stesso principio attivo, utilizzato solitamente per infusione endovenosa;
- Betametasone (Bentelan) in fiale e compresse;
- Deflan compresse e Flantadin compresse (principio attivo: deflazacort);
- Flebocortid fiale: a base di idrocortisone.
Indicazioni terapeutiche dei cortisonici: disturbi endocrini, affezioni reumatologiche (artrite psoriasica, artrite reumatoide, tenosinoviti, borsite, artrite), collagenopatie (lupus eritematoso sistemico, cardite reumatica acuta), affezioni dermatologiche (autoimmuni o infiammatorie), stati allergici (per controllare condizioni allergiche gravi o debilitanti non trattabili in maniera convenzionale: rinite allergica, dermatite, asma bronchiale, orticaria), affezioni oftalmiche (congiuntivite allergica, herpes zoster oftalmico, cheratite, neurite ottica, iridociclite, ...), affezioni respiratorie (sarcoidosi, berilliosi, ...), affezioni ematologiche (anemia emolitica acquisita autoimmune, eritroblastopenia, anemia ipoplastica congenita, ...), affezioni neoplastiche (in schemi chemioterapici o per terapia palliativa in leucemie e linfomi negli adulti, leucemia acuta dell'infanzia), stati edematosi, dermatomiosite sistemica.
I corticosteroidi sono dei composti di sintesi la cui attività anti-infiammatoria e glucocorticoide è in genere spiccatamente più elevata di quella dell’ormone naturale, il cortisolo. La corteccia surrenale sintetizza due classi di steroidi (glucocorticoidi, tra cui il cortisolo, e mineralcorticoidi) e ormoni sessuali maschili e femminili. Gli effetti dei corticosteroidi sono numerosi, tra cui alterazioni nel metabolismo dei carboidrati, proteine e lipidi, mantenimento del bilancio idrico ed elettrolitico, preservazione della normale funzione cardiovascolare, del sistema immunitario, del rene, dei muscoli scheletrici, del sistema endocrino e del sistema nervoso centrale (SNC): esiste un generale consenso sul fatto che i glucocorticoidi, agendo su specifici recettori, esercitano effetti diretti sul tono dell’umore, sul comportamento e sull’eccitabilità; va tuttavia sottolineato che questi effetti sono stati rilevati essenzialmente in pazienti in trattamento per psicopatologie. Inoltre, i corticosteroidi consentono all’organismo la capacità di resistere a circostanze stressanti, come stimoli nocivi e cambiamenti ambientali, frenando la secrezione di corticosteroidi endogeni, così che il soggetto non risente degli effetti indotti da una condizione di stress.
L’azione anti-infiammatoria dei glucocorticoidi naturali e sintetici è generalizzata; tutte le fasi della infiammazione acuta e cronica sono contrastate dai glucocorticoidi: l'infiammazione è, tuttavia, un processo di difesa del nostro organismo (contro stimoli esterni, infezioni, ecc...). Spegnere l'infiammazione non sempre è un effetto desiderabile: l'uso, specie se continuativo, di corticosteroidi può lasciare progredire, asintomatiche, ad esempio, una grave infezione o un’ulcera gastrica.
Un ricercato “beneficio” risiede nelle proprietà generali anti-stress di questi ormoni, a fronte di eventi agonistici competitivi o sedute di allenamento gravose. Le prestazioni ad alta intensità, specie se ripetitive, provocano un eccesso di liberazione di cortisolo che configura una negativa situazione di stress, talvolta addirittura con segni quali l'aumento della glicemia, l'alterazione del sistema nervoso, ecc... Un ruolo importante per il contenimento dell’eccessiva secrezione di cortisolo è giocato dall’adattamento all’allenamento e alla prestazione: in un atleta adattato fisiologicamente allo sforzo, la liberazione di cortisolo è inferiore a quella precedente all'allenamento. Questo spiega perché si sono sempre cercate delle sostanze che potessero potenziare la condizione psico-fisica dell’atleta, ma che frenassero l’eccessiva liberazione di cortisolo.
Un esempio di questa tendenza è rappresentato dalla somministrazione agli atleti di desametasone, per cui il soggetto non subisce gli effetti limitanti indotti dall’instaurarsi di una condizione di stress agonistico. Anche per questo motivo, l’uso sistemico dei corticosteroidi è stato inserito nella lista dei trattamenti proibiti dal CIO.
Ai fini delle norme del CIO, la discriminante sull’uso dei corticosteroidi avviene in base alla forma farmaceutica di somministrazione. Fanno eccezione al divieto: l'uso locale (otologico, oftalmologico, dermatologico), la terapia inalatoria (asma, rinite allergica), le iniezioni intra-articolari e locali, previa notifica. Il divieto riguarda, comunque, gli atleti "in-competition", ossia che risultano prendenti parte ad una manifestazione sportiva. Inoltre, alcune sostanze, tra cui tutti i corticosteroidi, sono state inserite dalla WADA in una lista specifica, poiché "sostanze specifiche che sono particolarmente suscettibili di violazioni non intenzionali delle regole antidoping, a causa della loro comune disponibilità nei prodotti medicinali o perché meno facilmente se ne può abusare efficacemente come agente dopante. Una violazione delle norme limitatamente a queste sostanze può portare ad una riduzione delle sanzioni in quanto l'atleta può provare che l'uso di quelle specifiche sostanze non era volto ad incrementare la performance sportiva".
FANS (Farmaci Antinfiammatori Non-Steroidei).Sono i comuni ketoprofene, ibuprofene, diclofenac, nimesulide, ecc... Hanno indicazioni terapeutiche in una svariata serie di affezioni traumatiche e infiammatorie, acute o croniche, dell'apparato muscolo scheletrico (artriti, artrosi, borsiti, tendiniti, contusioni, strappi, distorsioni, stiramenti, ...), ma anche negli eventi flogistici sistemici o locali (faringiti, otiti, linfoadeniti, ecc...). Gli eventi avversi più comunemente osservati sono di natura gastrointestinale: ulcere, fino alla perforazione gastrica e all'emorragia. Nel processo doping, sono stati segnalati l'Orudis (ketoprofene), perché prodotto ospedaliero, ed il Voltaren (diclofenac), per il sospetto di un uso eccessivo su atleti senza effettiva necessità. Non sono sostanze dopanti, né proibite a livello di CIO o di legge italiana. Anzi, rappresentano i farmaci maggiormente utilizzati nella pratica medico-sportiva. Precauzionalmente, si consiglia di somministrare un farmaco gastroprotettore ai pazienti in terapia con Corticosteroidi o FANS, per evitare complicanze gastroenteriche (per es., comunemente si somministrano farmaci inibitori di pompa protonica, come il Mepral, cioè omeprazolo, anch'esso farmaco lecito).
Neoton (fosfocreatina). La fosfocreatina è una sostanza endogena che svolge un ruolo basilare nel metabolismo energetico dei muscoli scheletrici e cardiaci. Venendo convertita in creatina, si libera energia (fosfocreatina = creatina energia): l’energia resa così disponibile è utilizzabile per la sintesi di ATP (adenosin trifosfato), il quale può essere immagazzinato nel compartimento muscolare, oppure subito utilizzato per la contrazione muscolare.
La specialità medicinale Neoton è disponibile con specifiche indicazioni relative alla “cardioprotezione in chirurgia cardiaca, per addizione alle soluzioni cardioplegiche; sofferenza metabolica del miocardio in stati ischemici”. Studi sperimentali e clinici attribuiscono al Neoton un’azione cardioprotettiva in caso di sofferenza metabolica, una riduzione dell’incidenza delle aritmie da ischemia ed un miglioramento della situazione dopo arresto ischemico. Non esistono studi scientifici che dimostrino un miglioramento delle prestazioni fisiche (muscolari? cardiache?).
La somministrazione a dosi elevate del prodotto (5-10 g/die) deve essere impiegata solo in soggetti selezionati e per brevi periodi; dagli studi preclinici, non è emersa alcuna prova di tossicità; non sono note interazioni farmacologiche e non è controindicato in gravidanza.
Creatina. La creatina è un composto del metabolismo energetico sintetizzato dal fegato (1 g/die) ed è utilizzato nei muscoli dei mammiferi per rigenerare ATP durante i primi secondi della contrazione muscolare. Introdotta dall'esterno, va ad aumentare le riserve energetiche del tessuto muscolare, sottoforma di ATP, utile nei primi secondi di esercizio muscolare o aerobico.
L’effetto collaterale più largamente evidenziato è stato l’aumento del peso corporeo, tra l'1 e il 5-6%, in base al dosaggio ed al periodo di somministrazione. In un numero minore di ricerche sperimentali non sono state invece descritte delle variazioni significative del peso corporeo. Le ricerche non hanno fornito risultati definitivi: sembrerebbe che l'aumento della massa muscolare sia da imputare ad un incremento di acqua nel tessuto muscolare, altri studi parlano di aumento di sintesi proteica indotta dalla creatina; ma poiché alle industrie farmaceutiche è stata consentito di venderla come integratore od alimento speciale per atleti, senza essere obbligate a definirne la qualità, l’efficacia e la sicurezza in funzione della posologia e della durata del trattamento, non sono stati effettuati studi clinici a medio e lungo termine sull’uomo. Tuttavia, sono stati posti dei “paletti” posologici giornalieri da parte delle autorità (< 3 o < 6 g/die, per tempi limitati), che possono però essere tranquillamente superati dagli utenti.
Il Samyr è una specialità medicinale a base di ademetionina che è un sinonimo della S-adenosil-L-metionina, indicata anche come ‘SAMe’. La S-adenosil-L-metionina è una molecola fisiologica pressoché ubiquitaria nell’organismo, dove interviene in molti processi biochimici. Le indicazioni terapeutiche del Samyr approvate dal Ministero della Sanità hanno subito delle variazioni in funzione dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle richieste del Ministero stesso. Attualmente (e già all'epoca dei fatti), il farmaco è indicato nelle sindromi depressive: e sappiamo che, invece, il Samyr veniva somministrato al di fuori delle indicazioni, ad atleti senza diagnosi di disturbi depressivi. Pare altrettanto evidente, tuttavia, che il profilo di sicurezza del Samyr e le sue caratteristiche farmacologiche non consentano di ipotizzare né danni a breve o lungo termine per gli sportivi (il farmaco può perfino essere utilizzato dalle donne in stato di gravidanza), né miglioramento della performance atletica. La sostanza, inoltre, non è inserita nelle liste CIO.
L'Esafosfina è indicata nelle ipofosfatemie accertate (riduzione dei fosfati ematici). Il fosfato gioca un ruolo primario in una varietà di processi fisiologici, essendo implicato ad esempio nella formazione dei legami ad alta energia (ATP), nel trasporto di ossigeno ai tessuti, nella regolazione della glicolisi, nel mantenimento del pH plasmatico ed urinario. Non sono note interazioni farmacologiche; gli studi preclinici non indicano effetti nocivi diretti o indiretti relativamente alla gravidanza, allo sviluppo embriofetale, al parto o allo sviluppo postnatale.
(nella prossima e ultima parte, si tenterà un bilancio della questione, anche in relazione a quanto si sa delle pratiche in uso nelle altre società calcistiche e all'interesse che hanno suscitato in chi accusa la Juve)
ARTICOLI PRECEDENTI:
Farmacia Juve: facciamo chiarezza/1
Farmacia Juve: facciamo chiarezza/2
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