Riprendiamo il dossier "Il campionato dei piagnoni" con un appello ai nostri lettori: stiamo cercando le immagini della sequenza del contatto Iuliano-Ronaldo e i minuti seguenti nel commento originale Telepiù, per diffonderlo almeno sul web. Se qualcuno avesse la registrazione originale di quella partita, ci contatti. Faremmo un servizio a tutti i tifosi juventini, nonché, per quanto non richiesto, al calcio italiano.
Ed eccoci finalmente alla partita più mistificata della storia del calcio, la madre di tutte i piagnistei: Juventus – Inter del 26 aprile 1998.
Come abbiamo raccontato nelle puntate precedenti, il clima nel quale si giocò quel giorno era già pregiudicato in partenza, con mesi e mesi di polemiche e vittimismi che avevano trovato il culmine nel gol fantasma di Bianconi. La storia di questa partita, dunque, è solo in piccola parte storia di 90 minuti di gioco del calcio. In realtà, è molto più la storia di quel che accadde dopo: trasmissioni televisive piene di livore anti-Juve, litigi nei bar, nelle scuole, negli uffici, interrogazioni parlamentari, querele e apertura di indagini della magistratura.
Fino a 20 minuti dalla fine, la partita, come spesso i big match in cui ci si gioca una stagione, era stata abbastanza moscia, pure ragionevolmente corretta. A tenerne le redini, manco a dirlo, erano stati i padroni di casa che, pur senza mostrare un gioco eccezionale, avevano dimostrato di poter gestire con sicurezza la situazione.
La Juve non aveva creato molto in attacco, limitandosi ad approfittare, al 21’ del primo tempo, dell’unico sbandamento della retroguardia ospite. Un disimpegno errato a centrocampo da parte di Djorkaeff che spiazza l’avanzato West, dà la possibilità a Davids di intercettare e servire sulla sinistra Del Piero, libero da marcature. Fresi tenta di chiuderlo, ma Alex se lo porta a spasso in area, tenta una prima conclusione che rimpalla sull’avversario e gli torna fra i piedi. Pur defilato sulla sinistra, con un preciso colpo da biliardo beffa Pagliuca e Colonnese, in diagonale sull’angolo opposto.
Con Inzaghi recuperato in extremis e quindi non in condizione e uno Zidane a corrente alterna, la Juve in attacco, come detto, non crea molto di più, ma a centrocampo e in difesa fa blocco, permettendo a Ronaldo di filtrare solo una volta, con un diagonale fuori di poco. Gli altri nerazzurri, da Moriero a Djorkaeff, da Zanetti a Simeone, vengono controllati senza grandi problemi.
Fino all’episodio clou, l’arbitraggio è sostanzialmente corretto. Anzi, a recriminare semmai potrebbe essere la Juve, per una possibile espulsione del neo-entrato Zamorano che ha una brutta reazione su Iuliano. Poi, la crisi isterica più famosa della storia del calcio italiano: mancano 20’ minuti alla fine, la partita è bloccata. Un lungo lancio impegna Ronaldo e Torricelli, col secondo a respingere di testa. La palla finisce al limite dell’area, dove si avventa Zamorano (che in realtà se Ceccarini fosse stato in malafede non avrebbe certo potuto trovarsi lì, ma sotto la doccia) chiuso da Birindelli, e da lì schizza verso il centro, dove si avventano Ronaldo e Iuliano. Quest’ultimo arriva primo, manca l’aggancio, allarga le braccia e il Fenomeno gli finisce addosso, crollando a terra come morto. Mentre il gioco prosegue: alcuni interisti si avventano sull’arbitro Ceccarini, che fa segno di continuare, e la panchina ospite è una bolgia. Intanto la Juve è già partita in contropiede, la palla finisce a Del Piero che entra in area e viene steso da West. L'arbitro decreta il rigore, in realtà netto, e in campo è l’apocalisse: la bile accumulata negli ultimi mesi ha trovato la miccia per detonare e Ceccarini viene accerchiato dai minacciosi piangina. A gran fatica si riesce a far battere il rigore a Del Piero, che se lo fa ribattere da Pagliuca. A gioco fermo, riprende così la caccia interista al Ceccarini, e vengono espulsi prima Simoni, che era addirittura entrato in campo per protestare, e, subito dopo, il suo secondo Pini.
Paradossalmente, la rabbia per la presunta ingiustizia dà una scossa agli ospiti, che sfiorano il pareggio con Zamorano e Ronaldo, ma anche la Juve manca più volte il raddoppio. Un finale vibrante, ovviamente nervosissimo, tanto che viene espulso Zé Elias per una gomitata a Deschamps.
Fin dall'immediato dopogara, gli interisti non fanno che recriminare per l'episodio del 70'. Su tutti, Ronaldo, che rilascia un'intervista a caldo in cui parla di "vergogna" e di gara giocata in 11 contro 12. I suoi compagni lo seguono a ruota, nessuno commenta la partita. L'alibi per la sconfitta è succulento e di mollare l'osso non se ne parla. Moggi reagisce col solito duro cipiglio alla tempesta di veleno che comincia ad abbattersi sulla Juve, rivendicando i meriti della Juve sul campo: "Siamo stufi di questi attacchi, noi siamo in testa con merito. La Juventus ha dei meriti, noi le cose le prepariamo tutte per bene. E i risultati si vedono. C'è l'impegno e la fatica di una stagione, la programmazione. Siamo stufi e reagiamo". E su Ronaldo: "Farebbe bene a stare zitto. Impari da Del Piero che segna e non parla. Ronaldo poteva far gol invece di aprire la bocca".
Dunque, la partita continua ben oltre il triplice fischio finale, e dal Delle Alpi la palla passa sui giornali, in televisione, nelle aule di tribunale e finanche in Parlamento. L’Italia, pallonara e non, viene travolta da un’ondata di anti-juventinismo che ora, a distanza di anni, sembra quasi una prova generale del linciaggio del 2006.
E sì che i tifosi juventini ricordano come fosse oggi le parole a caldo di Massimo Marianella, di Fulvio Collovati e dell'ex arbitro Massimo Chiesa, commentatori per la diretta di Telepiù, sorpresi dalla reazione isterica dei nerazzurri, e in particolare il parere espresso da Chiesa guardando il replay: "Per me non è rigore".
Per aver espresso quell'opinione, i tre, nonché l'emittente che li ospitava, vennero messo in croce nelle varie trasmissioni di approfondimento, Processo di Biscardi in testa, perché la vulgata ufficiale divenne, nel giro di poche ore, quella del "rigore netto", eresie non erano ammesse. Gli stessi vertici di Telepiù, scottati dall'episodio, arrivarono a impartire ai propri telecronisti la direttiva di non prendere più posizione nei casi da moviola. Così, a partire dalla stagione seguente, Caressa&friends si limitarono a dare spiegazioni tecniche, "lasciando ai telespettatori la possibilità di farsi un'idea", come si diceva. Già questo dà l'idea del livello di parossismo a cui si giunse. Gli episodi di distorsione anti-Juve in TV furono molti. Tra gli altri, ricordiamo una moviola di Pressing di quella stessa sera, in cui Pistocchi propose al pubblico un montaggio faziosissimo di falli commessi dai bianconeri non sanzionati da cartellino giallo, per inculcare negli spettatori l'idea di un arbitraggio pro-juve al di là dell'episodio Juliano-Ronaldo.
Oggi la sequenza del commento in diretta di Telepiù alle proteste nerazzurre, professionale e libero da condizionamenti, è pressoché introvabile, come si dice accada in Cina per le immagini sgradite al regime. Invece, su youtube e a volte anche in tv, girano solo le radiocronache dello Scarpini di turno che sbraita e piagnucola o spezzoni commentati ex-post, in ottica scandalistica.
L’arbitro Ceccarini, per quella partita, ne subì di tutti i colori. Dirà in seguito: "Non sono stato protetto o tutelato dalla Figc. E nemmeno l'Aia, della quale facevo parte da 20 anni, mi è stata vicina. Mi hanno abbandonato tutti. I media mi hanno massacrato e la mia famiglia ha ricevuto minacce".
Solo in una recente intervista ha finalmente avuto l'opportunità di spiegare il suo operato nell’occasione incriminata: "Ero troppo vicino all'azione. Sembra un paradosso, ma qualche volta ti penalizza. Comunque, ho perso i due passi di Iuliano verso Ronaldo. Nei miei occhi lo juventino è fermo, mentre l'interista gli piomba addosso come un tir. Non ho avuto il minimo dubbio nel lasciar continuare. Così come 30 secondi dopo, quando ho fischiato il rigore per la Juve". Interessante la sua precisazione su quale decisione avrebbe preso, una volta rivista la scena in tv: "Il giorno dopo ho rivisto l'azione. Si, ho sbagliato. Cosa avrei fischiato a posteriori? Punizione a due in area. Non vorrei sembrare presuntuoso: per me è ostruzione".
Dunque, tutto questo pandemonio venne originato da una percezione errata, niente di eclatante, anche considerando che comunque, al massimo, l'Inter avrebbe potuto guadagnare una punizione a due, nemmeno il rigore.
Molto si disse ai tempi, facendo illazioni sulla malafede del fischietto toscano. Nessuno considera che Ceccarini, in quella stagione, era nella rosa dei papabili per il mondiale, e che in occasione di quella partita era già stato scavalcato da Collina. Per i teorici del complotto, quelli per cui la Juve aveva in mano “il Palazzo”, questo è un dato devastante: se fosse stato in malafede, la delusione per l'esclusione dal mondiale avrebbe dovuto spingerlo a prendersela con chi del Palazzo teneva le fila, non certo a favorirlo.
Ci furono poi gli strascichi giudiziari. Ceccarini vinse diverse querele: Candido Cannavò, e cioè colui che fino a pochi giorni prima del big match aveva predicato fair play, dovette alla fine pagare 1.100 euro di multa e 30.000 di risarcimento "per aver ripetutamente sostenuto sulla stampa, diversamente dal vero, che Ceccarini avrebbe consegnato copia del referto arbitrale ad un giornalista di altra testata". In pratica, la Gazzetta (insieme al Corriere dello Sport di Sconcerti) sfruttò l’occasione per cercare di colpire il concorrente Tuttosport, in particolare il giornalista Di Tommaso, montando un caso che portò anche a un’inchiesta federale per presunti contatti tra alcuni arbitri e il giornalista. La polemica, fondata unicamente su maldicenze e fuffa, era con tutta evidenza generata dall'invidia per la capacità di Di Tommaso (ex arbitro e moviolista di Biscardi) di avere notizie di prima mano dal mondo arbitrale. Ci si attaccò a tutto, finanche a una fotografia che lo raffigurava nella tribuna del Delle Alpi nei pressi del designatore Baldas e di tal "Er Mortadella", rinomato ultrà della Roma. L'esito, tanto per dare un contentino alla canea forcaiola, fu una "censura" (una specie di ammonizione) della commissione disciplinare per gli arbitri Cesari, Ceccarini e Treossi, accusati di aver partecipato a cene con giornalisti, tra cui il Di Tommaso stesso.
Un’altra querela Ceccarini la intentò ai danni dei giornalisti Cucci, Carchidi, Catania e Gentili, i quali riuscirono a non essere condannati a pena pecuniaria solo grazie all’escamotage, invero non lusinghiero per dei professionisti dell’informazione, di dichiarare la scarsa attendibilità della trasmissione di cui erano ospiti, e cioè il Processo del Lunedì.
Oltre alle querele di Ceccarini, ci furono poi delle indagini della magistratura per frode sportiva, atti dovuti in seguito a numerosi esposti di tifosi fomentati dal clima rovente. La Procura di Torino dovette così aprire un’inchiesta che dopo quattro mesi arrivò all’ovvia archiviazione. Simile esito ebbe un’inchiesta della Procura di Firenze. Nessuna frode dunque, solo una decisione arbitrale controversa, utile molto più a chi l’aveva subita, che vi trovava una giustificazione alla propria sconfitta, che a chi ne aveva beneficiato, dato che anche ammesso e non concesso che un rigore fosse stato assegnato all'Inter e poi realizzato, il pareggio avrebbe lasciato comunque la Juve in testa alla classifica.
E così, a 3 giornate dalla fine, la Juve si mette in tasca lo scudetto e si appresta a tentare il bis in Europa: ad Amsterdam l'attende il Real Madrid, e ci andrà portandosi dietro le maledizioni di mezza Italia.
Curiosamente, proprio mentre montava tutto questo pandemonio, le cronache, per la verità molto poco raccontate, riportano l’episodio di una cena, nei giorni immediatamente seguenti la partita, fra numerosi personaggi di spicco della Federazione, tra cui Carraro, nel corso della quale Moratti brinda in allegria con Giraudo. Pare che il tema della serata fosse il traballante mandato del Presidente in carica Nizzola, il quale, una volta venutolo a sapere, se la prese moltissimo. Così come, altrettanto curiosamente, in un articolo della Gazzetta di quei giorni, campeggia un commento di Luca Cordero di Montezemolo, personaggio di spicco della proprietà Juve, che si rammarica per la mancata concessione del rigore all’Inter: "Il rigore su Ronaldo era netto, chiarissimo, l'arbitro doveva fischiarlo. Così come ha giustamente sanzionato subito dopo il fallo in area su Del Piero. C'erano due rigori, purtroppo per l'Inter uno non è stato rilevato".