Il 3 maggio, alla 32. giornata, grazie al giovane Matteo Sereni, a due pali e agli erroracci di Kanu e Moriero, l’Inter non riesce a battere il Piacenza in un San Siro pavesato dai prevedibili insulti alla Juve “ladra”. Non mancano le solite lacrimucce, spese per reclamare un rigore nel finale per un fantomatico tocco di mani in barriera (punizione dal limite di Recoba) non visto dall’arbitro e, per la verità, non visibile nemmeno in tivù.
Impegnata a Vicenza, dove i padroni di casa si asserragliano per 90 minuti in difesa alla ricerca di un punto salvezza, anche la Juve viene fermata sullo 0-0, e con minor difficoltà, in quanto i bianconeri non si sprecano molto per cercare la vittoria, condizionati anche dall’assenza di Inzaghi e dagli infortuni, durante la partita, di Di Livio e Montero. Il primo pericolo arriva solo al 50’ da Pessotto, che dà a Brivio l’opportunità di mettersi in mostra salvando il risultato. Anche qui c’è un possibile rigore di Coco su Del Piero, nonché un’espulsione risparmiata al biancorosso Mirko Conte ma, considerando il risultato di San Siro, i bianconeri non si sognano certo di lamentarsi, possono anzi cominciare a discutere su quale marca di champagne ordinare per la settimana dopo.
Così, il 10 maggio al Delle Alpi arriva l’appuntamento con la festa scudetto, ma la vittima designata, il Bologna, vende carissima la pelle. Gli ospiti vanno in vantaggio dopo 10 minuti con Kolyvanov e sfiorano il raddoppio con Anderson al 23’. Il pareggio arriva solo al 34’, un minuto dopo il gol del vantaggio dell’Inter a Bari, che riaprirebbe i giochi, e lo sigla Superpippo Inzaghi su imbeccata di Zidane. Nella ripresa, il bomber bianconero raddoppia al 5’, ma Roberto Baggio pareggia dopo pochi minuti. Per il suggello allo scudetto bisogna attendere l’80’, ancora con Inzaghi. A quel punto, a Bari, l’Inter, che conduceva dal 33’ del primo tempo grazie al solito Ronaldo, crolla di schianto: prima il neo interista Ventola, imbeccato dal promettente Zambrotta, pareggia al 84’; poi Masinga, a un minuto dalla fine, segna il gol vittoria&salvezza per i pugliesi, consentendo alla Juve di portarsi a un eloquente +7.
A Torino inizia la festa e i protagonisti della stagione bianconera mettono i puntini sulle I.
Filippo Inzaghi: "Uno scudetto assolutamente meritato. Prima ci ha dato fastidio la Lazio, poi si è rifatta sotto l'Inter, che ci ha tenuto testa fino all'ultimo. Ma non si possono avere dubbi sulla legittimità del nostro successo. Ci accusano per il gol di Empoli e il rigore su Ronaldo: è vero, abbiamo avuto due episodi favorevoli ravvicinati, ma mi pare che altri dimentichino i vantaggi capitati loro in passato. La verità è che diamo fastidio perché vinciamo troppo, però non me ne curo assolutamente: questo è un giorno di festa, non voglio rovinarlo pensando a certe cose".
Alessandro Del Piero: "Gli altri parlavano male di noi ovunque, io pensavo solo a me stesso. Mi pare siano stati problemi creati dall'Inter a noi, non da noi all'Inter".
Luciano Moggi: "Qualcuno ha cercato di toglierci il gusto della vittoria, ma non c'è riuscito".
Marcello Lippi: "Ci hanno tirato addosso tanta merda. Si possono infangare il palazzo, le istituzioni, ma non una squadra come questa che ha vinto sempre in questi quattro anni, che è riuscita a fare quello che ha fatto, a conquistare quello che ha conquistato. Questa è la vittoria che mi dà più soddisfazione, perché io ho memoria, le cose le ricordo. Dopo la campagna acquisti, nell'estate del '97, nessuno scommetteva su di noi. Ci sono giocatori che meriterebbero un monumento perché non hanno soltanto qualità tecniche, ma soprattutto morali, umane. Altre squadre avevano comprato tanto, si erano rinforzate. Poi è venuta anche la merda, il fango buttato su questo gruppo che ha dato spettacolo in tutto il mondo e non meritava questo trattamento. Non è giusto. Abbiamo segnato più gol di tutti, siamo la seconda difesa, abbiamo vinto più di tutti, siamo in finale della Coppa dei campioni. E tutto nell'anno più duro che abbiamo passato ".
L’ultima giornata, giocata il 16 maggio in casa dell’Atalanta, è dunque per la Juve una passerella per le seconde linee in vista dell’appuntamento più importante, in programma ad Amsterdam. La gara, terminata 1-1 (Caccia su rigore al 48’, Fonseca al 69’), più che per le imprese dei giocatori verrà ricordata per quelle degli ultras bergamaschi, che dopo il pareggio (e il contemporaneo raddoppio esterno del Piacenza, che già di per sé li condanna alla B) mettono a ferro e fuoco la curva costringendo l’arbitro a sospendere la partita per un quarto d’ora.
La prova dell’Inter a San Siro, dove batte l’Empoli 4-1, è invece dedicata il tentativo di far vincere a Ronaldo almeno la classifica dei cannonieri. Ennesimo fallimento, perché alla doppietta del brasiliano (che arriva a 25) risponde Bierhoff che, con una doppietta a Piacenza, si porta a 27, al netto del gol fantasma con la Juve, ma anche del rigore che non ha potuto battere a S. Siro contro l’Inter.
Arriva il fatidico 20 maggio e la Juve perde la finale di Champions grazie un gol in netto fuorigioco del madridista Mijatovic, ma nessuno, in Italia, se ne dà per inteso. Questo è uno dei paradossi più eclatanti della stagione dei piagnoni. Dopo aver amplificato a dismisura gli episodi arbitrali del campionato nazionale favorevoli alla Juve e aver passato sotto silenzio quelli sfavorevoli, sui media italiani nessuno ritiene di dover sottolineare in alcun modo una svista così cruciale a livello internazionale, giunta a discapito di una formazione italiana opposta a una straniera.
Beninteso, il Real quella sera non demerita, e la Juve, come purtroppo è già accaduto e accadrà ancora nel 2003, manca l’appuntamento decisivo. Il copione non è poi così diverso da quello di Monaco dell’anno prima: primi 20’ minuti con la favorita Juve protagonista e Zidane in gran spolvero. Gli attacchi sono infruttuosi, ma fanno ben sperare. Ma è un fuoco di paglia e lentamente esce il Real Madrid che, a digiuno di Coppe dei campioni da ben 32 anni, si era presentato alla sfida non molto accreditato, anche se i vari Roberto Carlos, Panucci, Seedorf, Karembeu, Redondo, Raul e Mijiatovic non sono esattamente dei parvenus. Fatto sta che già al 25’ Raul va vicino al vantaggio e nel resto della prima frazione i bianconeri stentano a creare gioco. Nella ripresa, dopo un quarto d’ora, la Juve torna a dare segnali di vita con Inzaghi che prima impegna duramente Illgner al 15’ su bel cross di Davids e, 2 minuti dopo, consegna debolmente al portiere madrileno un rimpallo da barriera su punizione di Zidane. Ma al 22’, un diagonale senza pretese di Roberto Carlos, smorzato goffamente da Iuliano, giunge sui piedi di Mijatovic, appostato ben oltre la linea dei difensori bianconeri. Nessuno si accorge del fuorigioco, non la terna arbitrale e nemmeno i giocatori della Juve che manco protestano, e così il serbo deposita alla spalle di Peruzzi.
E’ una mazzata che arriva proprio mentre la Juve dava segni di risveglio. La reazione si riassume in due episodi: pochi minuti dopo, Del Piero s’incunea sul fondo e mette in mezzo uno splendido rasoterra per Inzaghi, che non riesce a trovare la porta; ma l’occasione più clamorosa per pareggiare arriva sui piedi di Davids alla mezz’ora, quando riceve palla tutto solo all’altezza del dischetto del rigore, senza nessun avversario davanti. Incredibilmente, l’olandese, che pure era stato, al solito, tra i migliori in campo dei suoi (gran parte dei quali deludenti), tira in bocca a Illgner. In pratica, l’ennesima finale maledetta finisce qui.
Di carne al fuoco per recriminare ce ne sarebbe, ma in casa Juve non ci si attacca al fuorigioco di Mijatovic e non si cercano alibi (a differenza dell'anno prima a Monaco). Su tutti, ricordiamo il commento di Lippi: "Complimenti al Real Madrid che ha vinto meritatamente la Coppa, inutile negarlo. Non è stata una partita eccezionale come gioco, ma sicuramente il Real ha fatto più di noi ed ha meritato la vittoria. Io non posso far altro che ringraziare questi giocatori che sono stati protagonisti di una stagione eccezionale ed esaltante, nel corso della quale sono riusciti a vincere tutte le perplessità e gli scetticismi dell'ambiente che non era convinto della nostra forza. Pochi credevano in noi ed abbiamo vinto un campionato difficile con meriti indiscutibili. Purtroppo però abbiamo sbagliato l'ultima partita della stagione, la più importante".
Questo è stile Juve, così come il sarcastico commento del noto anti-juventino Franco Zeffirelli riassume il punto di vista della maggioranza dei tifosi italiani non bianconeri e spiega perfettamente perché in Italia solo gli errori arbitrali pro-Juve vengono amplificati: "Una serata bellissima, splendida. Mi dispiace solo per il risultato, avrei preferito che il Real Madrid avesse vinto per almeno due o tre gol di scarto".
Volendo fare i precisini, quell’anno anche in Coppa Italia la Juve esce di scena con errori arbitrali a sfavore: il decisivo 2-2 nella semifinale di ritorno a Roma con la Lazio era stato viziato da un evidente fuorigioco in occasione del raddoppio di Nedved, ma a farlo notare furono i soli Moggi (che parlò di “romane coccolate”) e Chiusano, subito sbertucciati sui rispettivi giornali da Beccantini e Cannavò.
E così, la stagione 1997-98, nell’immaginario collettivo alimentato dal tam tam autistico dei media che faranno dello scontro fra Iuliano e Ronaldo la sequenza televisiva più riproposta della storia della nostra tv, rimarrà nel tempo quello dello scudetto “rubato” all’Inter. Questa credenza si sedimenta tanto velocemente da provocare reazioni a catena incontrollate.
Non può essere un caso che a soli 3 mesi dalla crisi isterica del Delle Alpi, e cioè il 25 luglio 1998, il Messaggero dia il via alla campagna anti-Juve sul doping con la famosa intervista a Zeman sul calcio che “deve uscire dalle farmacie”. In realtà, almeno in quell’intervista, il boemo fa un discorso generale, ma nel contesto di quei giorni, da vera e propria caccia alle streghe a strisce bianconere, le sue parole diventeranno la prima tessera di un effetto domino, che porterà il giudice Guariniello di Torino a perseguire un’unica società: la Juventus F.C. La procura di Torino tenterà per 9 anni di dimostrare l’utilizzo di doping da parte del medico sociale Agricola, ma senza riuscirci, anzi: al termine di tutta la trafila di processi penali, nel 2007, il terzo grado di giustizia sancirà l’innocenza degli imputati (anche l'AD Giraudo venne incriminato): i prodotti usati dalla Juve erano assolutamente leciti e non dopanti. Vista la mala parata su quel fronte, la procura aveva esteso il capo d’accusa al contorto reato di "frode sportiva tramite abuso di farmaci". Farmaci leciti, ripetiamo. Per questa accusa, dopo l'assoluzione in secondo grado del 2005, nel 2007 la Cassazione, che si pronuncia su questioni formali, stabilisce che il processo si sarebbe dovuto rifare da capo, ma ormai i termini per la prescrizione sono decorsi. Gli imputati sono innocenti (per approfondire la persecuzione-doping, vedi qui)
Ovviamente, lungo quegli anni si continuò a far passare il messaggio che lo straordinario primo ciclo Lippi dovesse per forza avere qualcosa di “sporco” e che la Juve fosse stata salvata da cavilli, dall’istituto della “prescrizione”. Chissà perché fra i vari opinionisti non ebbe altrettanta eco l’ipotesi di spronare i giudici ad indagare anche altre realtà, senza fissarsi solo su una. Potrebbe essere che, a differenza di quanto accadeva alla Juve, in altre società il doping fosse praticato, ma siccome nessuno ha indagato seriamente, non lo sapremo mai.
Tanto per dirne una, e tanto per fare un nome a caso: il fenomeno nerazzurro Ronaldo. Ora, fatta la necessaria premessa che il giocatore ammirato quell’anno fu un fuoriclasse di livello assoluto, una gioia per gli occhi di qualunque appassionato, non possiamo dimenticare che dopo quella formidabile stagione il campione brasiliano non riuscirà più a esprimersi a quei livelli.
Il primo strano segnale si verifica proprio nell’estate 1998, poco prima della finale dei mondiali di Francia, che lo vede opposto, guarda caso, allo juventino Zidane. Le cronache riportano l’episodio di una misteriosa crisi di convulsioni, durata 1 minuto e 40, che costringe il Fenomeno a giocare sotto l'effetto del Valium. Risultato: Zidane grande protagonista e vincitore finale, come in Italia.
E’ vero, la carriera all’Inter di Ronaldo fu funestata da 2 gravi infortuni, quello del 21-11-99 e poi la ricaduta del 12-4-2000, ma c’è chi in Brasile ventilò l’ipotesi di un utilizzo di anabolizzanti ai tempi dell’Eindhoven, pratica che avrebbe reso la sua muscolatura incompatibile con la struttura ossea delle ginocchia.
Solo malignità? Probabile, siamo garantisti. Ma non possiamo non rilevare che in Italia gli unici che hanno dovuto e devono ancora sopportare pesanti maldicenze siano stati solamente coloro che un regolare processo ha infine prosciolto.